Nota critica di   ROBERTO MOSCHINI                       

 

ADAMO MODESTO    Alla Nuova Galleria delle Arti – Fabriano  

Nei polittici di arte sacra che spesso si presentono co strutture in legno dorato, elaborate con la preziosità dell’arte orafa, si è presi per mano dai racconti pittorici. Questi “fumetti” il più possibile realistici, avvicinano il fedele affinché possa leggere storie del Nuovo e del Vecchio Testamento, oltre alle particolari caratteristiche attribuite ad un santo o santa.

Nelle opere dell’artista Adamo Modesto, un fattore importante è quello di far prevalere la componente umana, come essenza anche quando non si vede. I suoi polittici in “Arte povera” non contengono le scene centrali in grande, corredata da altre minori, bensì i suoi scomparti che sono tutti “a Fuoco” e armoniosamente geometrici, con ritmi creativi da spartito musicale, contengono gli eventi che hanno la stessa importanza. Così in ogni spazio esce l’anima delle cose. Basti guardare la riproduzione dell’opera che è qui presente; potrebbe essere lo spaccato di un edificio metropolitano che emana un umore particolare una somma di odori, oppure la veduta aerea di un agglomerato abitativo estremamente popoloso, perché qui no appaiono figure, ambientazioni e paesaggi di fondo, bensì la sintesi emozionale degli avvenimenti in cui ognuno di noi può vivere.

In queste sculture abitative vi si può entrare mettendoci il proprio vissuto, non come attore ma come “persona vera” per vivere e rivivere la spensieratezza dell’infanzia, dell’adolescenza, sino alla poesia, alle pene d’amore e ai danni segreti del vivere.

Tutto ciò è chiaramente leggibile in queste opere, tali da sollecitare il fremito di un piacere, di uno schiaffo, di una porta che si apre o di una finta porta aperta su un altro muro che si ripete in una situazione labirintica oppure comunicativa e geometricamente armoniosa come un giardino di Versailles.

Poi in genere cis si aspetta il colore, cosa che per Adamo è secondario, perché predilige il ritmo e la geometria pura, dalla “sfera cosmica” al triangolo o ad altri racconti interrotti, che sono il suo “non finito”.

E di nuovo, volendo parlare di colore, ognuno di noi darà la propria colorazione perché queste opere sono “pagine in fermentazione”, pagine di vita che trasmutano a secondo di chi affronta la lettura, così ad ognuno lascia un profumo, una identità, un’anima.

A volte si sente sfiorare il senso del “decorativo” che grazie al materiale povero viene immediatamente riassorbito, così anche il “poverello di Assisi” avrebbe potuto apprezzare questo ritorno alla purezza dell’immagine che offre “ icone di preghiere” da leggere in vari momenti di giornata, per potersi proiettare co il cuore e la mente fuori dello spazio che ogni giorno, spesso arbitrariamente occupiamo con i nostri corpi e le pesanti proiezioni delle nostre ombre.

Ho volutamente letto da parte le sculture fatte di ingranaggi che presentano un che di magico. Gli ingranaggi di ipotetici orologi sono fermi. E’ l’idea di fermare il tempo e, Adamo in queste opere ci è riuscito.

 

Roberto Moschini