ROMA - Si è inaugurata al “Mitreo” di Corviale, la personale di Adamo Modesto, artista poliedrico il cui risultato artistico è tutt’altro che modesto. I materiali con cui opera in pittura e scultura sono prevalentemente materiali poveri, come il cartone da imballo, che sfrutta usandone tutte le peculiarità, come le ondulate costolature che vibrano di luce e di ombre nelle composizioni fanta-geometriche che si risolvono, più dettagliatamente nella scultura, in temi di grande impatto visivo e che egli usa in modalità naturale o con interventi cromatici, sempre attento però, a mantenerne visibile la natura, ossia a non trasformarlo in qualcosa d’altro che sia prevalente alla sua scelta. In pittura, con le sue megalopoli articola il senso dell’affollamento, quasi a dimostrare la provvisorietà del percorso e insieme la loro devastante bellezza nella grandiosità e appartenenza ad un territorio tutto ancora da scoprire, con il mistero degli interni delle case che si affollano l’una sopra l’altra e l’una sotto l’altra per identificarne il territorio, il calore e l’intimo profumo dell’identità. Ma non è solo questo, ci sono collages che parlano di affollate moltitudini, di umane differenze, colori di razze, come coriandoli, diverse ma le une accanto alle altre, strette in un sistema di compatibilità, di affetti, di solidarietà e la carta diviene per Modesto, lo strumento più adeguato per l’identificazione del suo essere artista. Non
meno espressiva si presenta l’opera che l’artista elabora in digitale,
in cui sceglie l’atmosfera glaciale delle città che si sviluppano casa
su casa, come la ineguagliabile Matera, che l’artista immobilizza in una
stasi polare, notturna, non vissuta; città di un’altra vita, di altri
tempi, remoti o futuri che comunque non appartengono al nostro, dove la
vita sfiora la possibilità di esistere come una recondita speranza.
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